20. Un libro alla settimana. Nello Cristianini – La scorciatoia. Come le macchine sono diventate intelligenti senza pensare in modo umano.

L’autore

Nello Cristianini (Trieste, 1968) è uno dei maggiori esperti internazionali di intelligenza artificiale. Laureato in Fisica all’Università di Trieste, ha conseguito il dottorato in Ingegneria all’Università di Bristol, dove ha iniziato la sua carriera accademica. Dopo incarichi in varie università europee e americane, oggi è professore di Intelligenza Artificiale all’Università di Bath (Regno Unito). La sua ricerca ha spaziato dal machine learning all’analisi dei big data, con un’attenzione costante all’impatto sociale e politico delle tecnologie algoritmiche. Ha contribuito a sviluppare modelli matematici per il riconoscimento di pattern complessi, ma negli ultimi anni si è concentrato soprattutto sul rapporto tra IA, democrazia e informazione.
Accanto alla produzione scientifica, Cristianini ha pubblicato numerosi testi divulgativi: La rivoluzione algoritmica (Laterza, 2022), La scorciatoia (Il Mulino, 2023), oltre a manuali di riferimento come An Introduction to Support Vector Machines (con John Shawe-Taylor, 2000) e Kernel Methods for Pattern Analysis (2004). La sua scrittura è chiara, incisiva, capace di rendere accessibili a un pubblico ampio questioni tecniche e filosofiche.
È considerato una voce di riferimento non solo per gli studiosi di IA, ma per chiunque voglia comprendere come la tecnologia stia trasformando la cultura, l’informazione e la vita democratica.

Perché questo libro oggi

Perché l’intelligenza artificiale non è più soltanto un tema da addetti ai lavori, confinato nei laboratori universitari o nei reparti di ricerca delle grandi aziende tecnologiche. È già entrata nei nostri telefoni, nei motori di ricerca, nei sistemi di sorveglianza, negli algoritmi che selezionano le notizie che leggiamo. È una presenza silenziosa ma pervasiva, che plasma le nostre scelte senza che ce ne accorgiamo. Ci piace pensare che resti uno strumento neutrale, un supporto che facilita la vita quotidiana. Ma il merito di Nello Cristianini è proprio quello di smascherare l’illusione della neutralità: l’IA è una forza autonoma, che produce conseguenze culturali e politiche prima ancora che tecnologiche.
Il suo libro La scorciatoia non indulge né all’entusiasmo ingenuo né alle paure catastrofiche. Mostra con lucidità che le macchine hanno imboccato un sentiero imprevisto: non pensano come noi, ma funzionano lo stesso. Anzi, proprio perché non imitano la mente umana, riescono a compiere prestazioni che ci sorprendono, al punto da metterci di fronte a una domanda scomoda: che cos’è davvero il pensiero? Se l’intelligenza artificiale può tradurre lingue, riconoscere immagini, generare testi, allora la nostra intelligenza non è più l’unico modello possibile.
Oggi, mentre il dibattito pubblico si divide tra entusiasmi ciechi e allarmismi sterili, un libro come questo diventa urgente. Non perché offra facili risposte, ma perché ci costringe a distinguere: tra il calcolo e la coscienza, tra l’imitazione e la comprensione, tra la scorciatoia delle macchine e il cammino lungo della ragione umana. È un invito a non lasciarsi abbagliare dalla prestazione tecnica, ma a interrogare il suo significato. Perché il rischio più grande non è che le macchine pensino: è che noi smettiamo di pensare davvero.

Una chiave di lettura filosofica

Il merito più radicale di Cristianini è costringerci a riconoscere che dietro l’“intelligenza artificiale” non c’è soltanto un problema tecnico, ma una frattura filosofica. Perché non esiste una sola concezione di pensiero. Da una parte, la tradizione europea – da Husserl a Heidegger, fino a Gadamer – ha insistito sul carattere vissuto, intenzionale, situato del pensare: non un puro calcolo, ma un atto di coscienza radicato nell’esperienza del mondo. Dall’altra parte, la tradizione anglosassone-analitica ha scelto di identificare il pensiero con il ragionamento logico e con la manipolazione di simboli: un processo formale, scomponibile in regole, riproducibile da una macchina.
L’intelligenza artificiale classica è figlia di quest’ultima visione. Nata nel Novecento nei laboratori statunitensi, ha tentato di trasformare la mente in un programma, il ragionamento in algoritmo, il pensiero in calcolo. Eppure è proprio questa creatura, generata dalla filosofia analitica, ad aver smentito il suo presupposto più profondo. L’IA moderna non ragiona per regole logiche esplicite né manipola simboli in modo cosciente: apprende da dati, riconosce pattern, produce correlazioni. In altre parole, ha mostrato che si può ottenere “intelligenza” senza pensiero logico, senza simboli, senza nulla di ciò che la filosofia analitica considerava essenziale.
Ecco il paradosso: la filosofia europea non ha mai ridotto il pensare a calcolo; la filosofia analitica invece sì. E sono state proprio le macchine, generate nel suo solco, a minare la pretesa del loro stesso paradigma. La scorciatoia non è quindi soltanto un saggio divulgativo, ma la prova vivente che il dibattito filosofico sul pensiero non è un lusso accademico. È un terreno di battaglia che oggi si gioca sotto i nostri occhi, perché da come definiamo il pensare dipende il modo in cui comprenderemo – o subiremo – l’intelligenza artificiale.
Non è questa l’occasione per un nuovo umanesimo, in cui la differenza fra uomo e macchina diventa il vero tema politico e culturale del nostro tempo?

Una frase scelta come invito alla lettura

«Le macchine hanno trovato la scorciatoia: ottengono risultati intelligenti senza pensare come noi. È questa la loro forza e il nostro pericolo. Perché se confondiamo il calcolo con il pensiero, rischiamo di smettere di pensare proprio nel momento in cui più ne avremmo bisogno
(Nello Cristianini, La scorciatoia)

A chi può interessare il saggio di Cristianini

  • Studenti (liceo e università): per capire la differenza tra “macchina che calcola” e “mente che comprende”, senza tecnicismi inutili.
  • Docenti e dirigenti scolastici: per avere una base concettuale solida con cui impostare didattica, valutazione e uso consapevole degli strumenti generativi.
  • Professionisti e manager: per distinguere hype e valore reale, e decidere dove l’IA aggiunge senso (e dove no) nei processi.
  • Giornalisti e comunicatori: per trattare l’IA senza mitologie, leggendo le implicazioni sociali dietro i numeri e gli annunci.
  • Policy maker, amministratori pubblici, giuristi: per legare regolazione e scelte etiche a una comprensione non ingenua del “pensare” delle macchine.
  • Operatori della sanità e dell’educazione: ambiti dove l’errore di scambiare il calcolo per giudizio può avere costi umani altissimi.
  • Chi lavora con i dati (analisti, data scientist, designer di prodotto): per rimettere al centro il problema del significato, non solo della performance.
  • Umanisti, filosofi, psicologi: perché qui l’IA diventa occasione per ridefinire cosa intendiamo per coscienza, intenzionalità, responsabilità.
  • Cittadini curiosi: per non subire la tecnologia: capire come funziona, dove si ferma, perché riguarda la nostra autonomia mentale e civile

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