8. Filosofia della musica – L’ars combinatoria di J.S. Bach

La musica è insieme senso e forma: tocca l’orecchio e, nello stesso gesto, disegna un ordine. I filosofi l’hanno sempre presa sul serio per questo doppio profilo: l’esperienza che ci muove e la struttura che la rende possibile. Con Bach questa duplicità si vede come in controluce: l’emozione non cancella la legge, la legge non inaridisce l’emozione. È l’idea, antichissima, che il mondo sia tenuto insieme da relazioni: proporzioni, simmetrie, trasformazioni. In breve: un’ars combinatoria.

Tutto nasce da una piccola frase musicale, il soggetto. Una voce la intona, la seconda la riprende, poi la terza: è come un’idea che rimbalza in una stanza, moltiplicandosi. Da qui parte il gioco combinatorio: il soggetto viene specchiato (inversione), allungato (aumentazione), accorciato (diminuzione), sovrapposto a se stesso (stretto). Ogni trasformazione lo rende diverso eppure riconoscibile, come un volto colto da più angolazioni.

Un esempio chiaro è la Fuga in do minore del Clavicembalo ben temperato. Il soggetto, con il suo slancio ascendente, è semplice e incisivo. Bach lo fa entrare a turno in tre voci, lo frammenta in episodi, lo stringe in sovrapposizioni serrate. Alla fine, da una cellula minima si è sviluppata un’intera architettura sonora.

Il miracolo è che tanta disciplina non diventa mai fredda. Anzi, genera tensione, energia, commozione. La combinatoria di Bach ci insegna che la libertà non nasce dal caos, ma da una regola fertile: un ordine che permette alla varietà di sbocciare.

Ascoltare una fuga significa dunque partecipare a un ragionamento musicale, dove la bellezza è figlia della coerenza. È filosofia che si fa suono.

Ma andiamo ora più in profondità, per scrutare dall’interno come il Pensiero si fa Musica.

1) Che cos’è una fuga (in parole semplici ma esatte)

  • Soggetto: una piccola frase musicale (l’idea generatrice).
  • Risposta: la stessa idea, ripresa da un’altra voce. Può essere reale (intervalli identici) o tonale (leggermente adattata per restare nella tonalità).
  • Controsoggetto: un secondo motivo che accompagna il soggetto quando ricompare.
  • Esposizione: la “presentazione ufficiale” del soggetto in tutte le voci.
  • Episodi: passaggi senza il soggetto completo; muovono la tonalità, spezzano e combinano frammenti del soggetto/controsoggetto (sequenze, modulazioni).
  • Entrate intermedie: ritorni del soggetto nelle nuove tonalità.
  • Tecniche combinatorie:
    • Inversione (rovescio intervallare: ciò che saliva scende, e viceversa)
    • Aumentazione (valori ritmici più lunghi)
    • Diminuzione (valori più brevi)
    • Stretto (le voci entrano ravvicinate, come un canone serrato)
    • Contrappunto invertibile (le parti si scambiano le posizioni mantenendo la coerenza)
    • (Raramente in Bach, e con cautela) retrogrado.
  • Chiusura: ristabilisce la tonalità di partenza e raccoglie la tensione accumulata.

Questa grammatica non è un recinto: è un vocabolario di libertà. Bach lo usa con severità e fantasia.

2) L’ars combinatoria in azione: una fuga del Clavicembalo ben temperato (Libro I, do minore)
L’esempio è celebre e perfetto per capire i meccanismi senza perdersi nei tecnicismi.
Il soggetto apre con una figura ascendente incisa e nervosa. È breve, riconoscibile, “parlante”: ideale per essere trasformato senza perdere identità.
Esposizione: le tre voci (tipica scrittura “a tre”) presentano il soggetto una dopo l’altra; alla prima risponde la seconda (con una risposta tonale, cioè leggermente adattata), mentre la prima continua con materiale che diventerà controsoggetto. Nasce così il “doppio legame”: quando rientra il soggetto, quel controsoggetto può tornare sopra o sotto senza creare dissonanze casuali (è il gioco del contrappunto invertibile).
Episodi: Bach frantuma il soggetto in cellule (per esempio, la spinta iniziale ascendente o un frammento ritmico) e li porta in viaggio con sequenze: ripetizioni a distanza regolare che modulano verso nuove regioni. È qui che si sente la vera ars combinatoria: non ripete, ri-combina.
Entrate intermedie e trasformazioni:

  • In certi ritorni, il soggetto appare in inversione: l’energia ascendente si specchia in un disegno discendente, ma il profilo ritmico lo rende ancora “quello”.
  • Altrove si coglie una diminuzione (stessa linea in valori più stretti) o un’aumentazione (in durate più ampie), spesso incastonate nel tessuto degli episodi.
  • Verso la parte finale, Bach addensa il discorso con uno stretto: le voci entrano a distanza ravvicinata, accendendo un effetto di urgenza. La combinatoria qui è quasi tattile: più i rientri si avvicinano, più la struttura “tiene” — segno che il soggetto è stato pensato per reggere la sovrapposizione.

La chiusura ricompone il viaggio: le modulazioni si placano, la tonalità d’origine si riafferma, l’ultima entrata del soggetto fa da sigillo. È l’immagine sonora di un argomento che torna alla tesi iniziale dopo averne esplorato le implicazioni.

3) Come funziona, tecnicamente, questa “combinatoria”
Prova a immaginare il soggetto come un pattern astratto. L’ars combinatoria di Bach è la scienza (e l’arte) di farlo convivere con se stesso in molti modi coerenti:

  • Identità riconoscibile: ogni trasformazione conserva qualcosa di invariato (profilo ritmico, punti d’appoggio, direzione globale).
  • Compatibilità verticale: mentre una voce porta il soggetto, un’altra può suonarne l’inversione o il controsoggetto senza confliggere; la terza voce aggiunge un motivo derivato. Questa è la logica del contrappunto: verificare che ogni coppia (e poi terna) di linee “funzioni” armonicamente.
  • Economia motivica: episodi e ponti non sono “riempitivi”: sono derivati (frammenti sequenziati, intervalli caratteristici, cellule ritmiche). Niente esce dal vocabolario del soggetto.
  • Gradiente di densità: l’uso dello stretto e delle entrate ravvicinate crea una curva drammaturgica: più combinazioni valide trovi, più puoi comprimere il tempo senza confusione.

In termini filosofici: l’ars combinatoria è una teoria delle trasformazioni con invarianti. L’unità si riconosce proprio nello scarto controllato.

4) Guida d’ascolto in 6 mosse (utile al lettore non specialista)

  1. Impara il soggetto: canticchialo. È il tuo filo d’Arianna.
  2. Conta le voci: tre? quattro? (Nel nostro esempio: tre.)
  3. Riconosci l’esposizione: entra voce 1 → voce 2 (risposta) → voce 3.
  4. Distingui episodi/entrate: negli episodi non c’è l’intero soggetto, ma frammenti in viaggio.
  5. Cerca le trasformazioni: inversione (profilo specchiato), diminuzione/aumentazione (stessa linea, tempi diversi), stretto (entrate ravvicinate).
  6. Ascolta la curva: dove la musica si addensa? dove “respira”? La forma racconta un’idea.

5) Perché emoziona un meccanismo così rigoroso.
Perché la regola, qui, non vieta: rende possibile. L’emozione non nasce dal capriccio, ma dal vedere (e sentire) un’idea che resiste alle prove: la riconosci quando corre, quando si specchia, quando si sovrappone. È una piccola lezione di metafisica quotidiana: il mondo è molteplice, ma non caotico; e la libertà non è l’assenza di leggi, bensì l’agire dentro leggi capaci di generare varietà.
Bach ci mostra questo con i suoni. La sua fuga è un pensiero che cammina: sobrio, tenace, luminoso. L’ars combinatoria è il suo modo di dire che la bellezza è ordine vivo.

Glossario minimo (da tenere a portata di mano)

  • Risposta reale / tonale: identica / leggermente adattata per la tonalità.
  • Contrappunto invertibile: le voci possono scambiarsi i registri senza “rompere” l’armonia.
  • Stretto: entrate del soggetto a distanza ravvicinata (effetto di compressione).
  • Inversione / aumentazione / diminuzione: trasformazioni del profilo intervallare o dei valori.

 

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