35 – Un libro alla settimana. Rosi Braidotti – Il postumano. La vita oltre l’individuo, oltre la specie, oltre la morte.

Rosi Braidotti – Il postumano. La vita oltre l’individuo, oltre la specie, oltre la morte
(DeriveApprodi, 2014)

Chi ha detto che l’uomo è al centro del mondo?
Rosi Braidotti non ci sta. E lo dice senza rabbia, ma con una chiarezza che disarma: l’antico mito dell’individuo sovrano è ormai in frantumi. Non perché siamo diventati meno umani, ma perché l’idea stessa di “umano” non basta più a contenere ciò che siamo diventati.
Nel suo Postumano, Braidotti non costruisce un’utopia né un film di fantascienza. Piuttosto, apre un cantiere filosofico. Ci mostra come la nostra identità, un tempo rigida e centrata, si stia dissolvendo in una rete di connessioni biologiche, tecnologiche, affettive. Una rete in cui convivono corpi, algoritmi, ecosistemi e flussi d’informazione. Non più l’uomo al comando, ma la vita in tutte le sue metamorfosi.
È un pensiero difficile, ma liberatorio. Perché smettere di credersi il centro dell’universo non significa arrendersi — significa finalmente respirare insieme al mondo.
Il “postumano” di Braidotti non è un cyborg con gli occhi al neon, ma un modo diverso di abitare la Terra. È un essere umano che riconosce di non essere solo umano: che sente la propria carne intrecciarsi con quella del pianeta, delle altre specie, delle tecnologie che inventa e che a loro volta lo modellano.

«Il soggetto postumano non nasce da un atto di distruzione, ma da un gesto di riconnessione.»
(R. Braidotti, The Posthuman)

In tempi di crisi climatica e intelligenze artificiali, la sua voce suona sorprendentemente attuale. Dove molti vedono minaccia, Braidotti vede possibilità. Dove altri parlano di fine, lei parla di transizione.
“Non si tratta di rinunciare all’umano,” scrive, “ma di reinventarlo.” Ed è proprio questa la sua forza: una filosofia che non giudica il presente, ma lo assume come laboratorio di nuovi sensi, nuove responsabilità, nuovi desideri.

«Essere postumani significa accettare di essere composti da molteplici temporalità e appartenenze: siamo insieme carne, pensiero, codice e memoria.»
(R. Braidotti, Posthuman Knowledge)

Certo, non è una lettura leggera. Ma è una di quelle che ti costringono a fare i conti con te stesso. Con la tua idea di corpo, di pensiero, di futuro.
Eppure, c’è in queste pagine un tono vitale, quasi entusiasta, che ricorda il Deleuze di Millepiani: la convinzione che la vita — anche quando cambia pelle — resti sempre una forza di creazione.

«Il desiderio è la forza che ci spinge a persistere, a creare connessioni, a immaginare forme di vita ancora sconosciute.»
(R. Braidotti, Metamorphoses)

Perché leggerla oggi?
Perché il mondo che abitiamo non è più quello dell’umanesimo rinascimentale, ma di un’umanità diffusa, connessa, inquieta. E serve una filosofia capace di guardare in faccia questa trasformazione senza nostalgia né paura.
Braidotti ci insegna che il pensiero non deve difendere confini, ma attraversarli. E che l’unico modo per non perdere l’umano è accettare di riscriverlo.

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